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L'àneme di muérte

“Che l'äneme di muérte, ò ditte mammé m'à ddè do fiche?" "E ajjouve l'à mmètte?" "Jind'o veddiche" ("Per l'anima dei morti, ha detto mamma, mi dai due fichi?" "E dove le metterai?" "Nell'ombelico"). È così che si rinnova, a fatica, una delle tradizioni più antiche della nostra cultura popolare. Quella del 2 novembre, infatti, è dedicata all’anima dei morti. I bambini, al tramonto, si vestono con abiti scuri dei propri genitori e nonni, con un fazzoletto in testa, un bastone e portando “ù panaridde” girano di casa in casa chiedendo un’offerta per l’anima dei morti con quella che è una vera e propria filastrocca dialettale. Un’usanza che, però, con il passare degli anni ha perso la sua importanza perché contagiati dalla festa di Halloween, del 31 di ottobre.

Ma nonostante questo, a mantenere viva la nostra tradizione ci ha pensato l’associazione “Girandoliamo Insieme” di Marianna Laera, per tutti “Marianna Panna”, che da diversi anni organizza il giro dell’anima dei morti tra le diverse vie del paese: “Ormai è da qualche anno che organizzo questa uscita per non perdere la nostra tradizione – ha dichiarato Marianna, ai taccuini del NOCI gazzettino – purtroppo è poco conosciuta tra i nostri bambini sempre più condizionati da Halloween, quindi dal cosiddetto dolcetto o scherzetto. Così ho pensato di mantenere viva questa nostra usanza organizzando un percorso con partenza dalla villa comunale verso case e negozi".

"Purtroppo non è più come una volta – ha poi aggiunto Marianna, concludendo - ricordo ancora quando, ai miei tempi, salivamo in diversi appartamenti e bussavamo a quasi tutte le case dell’estramurale con il priscio di ricevere qualcosa per riempire il nostro sacchetto con noci, fichi secchi, melograni, mele cotogne, mandorle, mandarini, caramelle, cioccolatini, a volte anche qualche monetina. Oggi sono poche le persone che si fanno trovare pronte ad accogliere i bambini così come i negozianti, ma qualcuno c’è sempre ed è lì che ci aspetta ed è questo quello che più conta: esserci per mantenere viva una nostra tradizione”.

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